I principi della viticoltura
Definizione di viticoltura:
Per definirla etimologicamente, la viticoltura è quella scienza, intesa come lo studio dell’insieme delle tecniche agronomiche e della cultura e tradizione del territorio italiano, che riguarda la coltivazione della vite. Gli usi della vite poi possono essere dedicati a consumo dell’uva da tavola o a dedicare gli acini a successivi processi di lavorazione, tra cui spicca la vinificazione, per la realizzazione di vini o aceto, o aceto balsamico. La viticoltura è considerabile come una branca dell’arboricoltura da frutto. L’impianto del vigneto si fa per propagazione vegetativa, in quanto i semi della vite non sono vitali.
Informazioni sulla vite:
Il momento migliore per piantare una vite è la primavera o l'autunno. Le viti devono essere potate ogni anno per favorire la crescita e la fruttificazione. Le uve vengono raccolte in autunno, quando sono mature. Dopo la raccolta, l'uva viene trasformata in vino. La vinificazione è un processo complesso che comprende la fermentazione, l'invecchiamento e l'imbottigliamento.
Il vino, un prodotto italiano:
Il vino viene coltivato in Italia da millenni. l’Italia è oggi uno dei principali produttori, in termini di volumi di litri di vino, al mondo. Nella tradizione Italiana il vino accompagna l’uomo da più di due millenni, tra cui ricordiamo in particolare gli Etruschi, i Romani, e tutto il periodo del rinascimento. Ci sono diversi motivi per cui l’Italia, considerata la sua posizione geografica a livello di latitudine,come anche la sua immersione nel Mar Mediterraneo, rappresenta un macroclima e microclima ideale ideale per la coltivazione della vite:
- Il clima è generalmente mite, con estati calde e inverni freschi.
- Esiste un'ampia varietà di substrati su cui la vite è in grado di crescere.
- Inoltre, la coltivazione della vite è profondamente presente nella tradizione e cultura Italiana.
La nutrizione della Vite:
La nutrizione della vite rappresenta l’apporto dei macro e microelementi al substrato di coltivazione della vite da cui la pianta trae il nutrimento. Gli elementi nutritivi possono essere di origine minerale o organica, e spesso sono inclusi in soluzioni organo-minerali. I concimi minerali sono solitamente utilizzati in maniera binaria o ternaria, in combinazioni di N, P, K. Invece i concimi organici hanno una funzione ammendante, ovvero sono utilizzati principalmente per apportare sostanza organica (carbonio) al terreno, e quindi rendere ideale il rapporto C:N del substrato di coltivazione, in maniera da permettere alla vite la disponibilità dei nutrienti minerali. Gli ammendanti hanno spesso origine da deiezioni animali, come il letame da suino o da bovini, o possono avere origine vegetale. I concimi minerali possono essere denominati con una dicitura che indica il loro contenuto di peso dei tre macronutrienti: N, P, K espresso in percentuale di peso per kg di prodotto. Per esempio, un concime denominato “10-10-10” contiene in peso il 10% di Azoto (N), il 10% di Fosforo (P2O5) e il 10% di Potassio (K2O). L'uso dei concimi e degli ammendanti di matrice organica è fondamentale per garantire un apporto completo di elementi nutrizionali e un ideale rapporto C:N al substrato di coltivazione, e di conseguenza mettere l’apparato radicale della vite nelle condizioni migliori per il nutrimento e quindi per una ottimale resa in acini, sia in qualità che in peso. Per quanto riguarda invece il Regime in Viticoltura biologica, tutti i disciplinari di produzione sono molto più rigidi e controllati nell’utilizzo di concimi, e anche di agrofarmaci. I fertilizzanti consentiti in agricoltura Biologica sono per esempio: il compost, il letame, la polpa di barbabietola e il sovescio, e molti altri con funzione di concimazione ed ammendante o correttiva, per esempio la calce per regolare il pH del terreno.
Come viene gestita la copertura dell’interfilare in vigneto?
Ci sono varie scuole di pensiero riguardo la gestione dell’inerbimento dell’interfila del vigneto. Prima di tutto, c’è la possibilità di lasciare l’interfilare non inerbito: questa soluzione garantisce da un lato la sicurezza di non avere infestanti, e di poter permettere alla vite un ideale situazione di coltivazione in assenza di competizione nel substrato radicale. Dall’altro lato tuttavia rende il terreno molto suscettibile ad erosione, gelo, maggiore evapotraspirazione nei mesi caldi e irraggiamento, minore presenza di umidità nel suolo e quindi minore sviluppo di comunità biotiche nel terreno di invertebrati, come anellidi, collemboli, acari, isopodi, chilopodi, diplopodi, coleotteri e altri, che compongono il micro ecosistema edafico del suolo, e spesso apportano funzioni ecosistemiche molto importanti nel suolo come la mineralizzazione dei nutrienti organici, e in questo modo aumentano la disponibilità di nutrienti per l’apparato radicale della vite. Dall’altro lato l’inerbimento permanente dell’interfilare, effettuato con diverse possibili specie erbacee, consiste nella semina e mantenimento di un substrato erboso, che comporta sicuramente un impegno agronomico e nella gestione rispetto all’interfila non inerbito, tuttavia ha innumerevoli vantaggi sia nelle proprietà del terreno che nella resa e qualità della produzione viticola. In primo luogo l’inerbimento interfilare limita sensibilmente l’erosione e, nei casi di pendenza dell'appezzamento o di esposizione a venti consistenti, anche il trascinamento del terreno a valle è molto ridotto. Oltre quindi a garantire una maggiore preservazione dall’azione erosiva, si ha una maggiore apporto al suolo di sostanza organica, che va di pari passo con un più alta e costante disponibilità nel substrato radicale degli elementi nutritivi. Quali sono le coperture più utilizzate per l’inerbimento interfilare del vigneto? Le colture di copertura maggiormente utilizzate sono l'erba medica, il trifoglio, la lupinella, la veccia, il lupino e la segale. La scelta delle specie vegetali dipende da diversi fattori agronomici e di scelta aziendale.
Attrezzature per la vendemmia in viticoltura
La raccolta manuale dei grappoli d’uva è ineguagliabile dal punto di vista qualitativo. Un’uva raccolta a mano permette la scelta acino per acino, con la separazione da parti marcescenti o non sviluppate, tuttavia per l’azienda vitivinicola la raccolta manuale è una operazione onerosa sia in termini di denaro che di manodopera e tempo. Alcuni imprenditori optano per la soluzione di raccolta meccanica, che ovviamente non va d’accordo con tutti i tipi di impianto di vigneto, dunque la scelta sul tipo di raccolta è considerata dall’imprenditore viticolo al momento della scelta del tipo di impianto di vite. La vendemmiatrice è la macchina utilizzata per la raccolta meccanica della vite. A questa seguono i successivi passaggi meccanici nei casi di destinazione dell’uva alla vinificazione, mentre l’uva da tavola viene convogliata verso la preparazione e la commercializzazione.
Attrezzature enologiche per la cantina
Le attrezzature enologiche sono essenziali per produrre vini di qualità. I vitivinicoltori hanno un’ ampia scelta di equipaggiamenti enologici per la vinificazione: tra le loro attrezzature sono presenti serbatoi, pompe, filtri e altri strumenti vari per le lavorazioni. Oltre all'attrezzatura di base, esiste una serie di apparecchiature specifiche che possono guidare l’agricoltore nella scelta e valutazione per migliorare la qualità del vino ed orientarla verso la scelta imprenditoriale della cantina. Le attrezzature di cantina, come le presse e le botti, hanno la funzione di regolare e armonizzare gli aromi e i sapori dall'uva, mentre le apparecchiature di controllo della temperatura possono aiutare a mantenere il vino a una temperatura ideale durante il processo di fermentazione. Nella scelta delle attrezzature, i vitivinicoltori hanno ben chiare le proprie esigenze enologiche, e sono affiancati dagli enologi o agronomi.